1. Il D.L. semplificazioni all’indomani della legge di conversione: alcune considerazioni generali. – 2. Una pletora di regìmi temporali. – 3. Gli interventi in tema di affidamenti sotto-soglia fra regole ed eccezioni (art. 1) – 4. … e quelli in tema di affidamenti sopra-soglia (“in deroga ad ogni disposizione di legge”?) (art. 2) – 5. Raggruppamenti temporanei, verifiche antimafia e protocolli di legalità (artt. 2-bis e 3) – 6. Conclusione dei contratti pubblici, ricorsi giurisdizionali e ulteriori misure in materia di appalti pubblici: un mix eterogeneo di disposizioni (artt. 4 e 4-bis) – 7. Le novità in materia di sospensione: cosa cambia nella fase esecutiva (art. 5) – 8. Rinasce ancora una volta il Collegio consultivo tecnico: che sia la volta buona? (art. 6) – 9. Le altre disposizioni urgenti in materia di contratti pubblici: quando l’emergenza giustifica l’emergenza e il sistema non entra mai a regìme (art. 8). – 10. Conclusioni.

…..[riportato nel documento]

10. Conclusioni

Nonostante l’enfatica rubrica legis che lo caratterizza, il Decreto-legge n. 76 del 2020 non recherà certamente nel settore degli appalti un maggiore grado di semplificazione. Al contrario, il sistema che emerge all’esito della novella normativa del 2020 risulta più complesso e articolato di quello sino ad oggi vigente, si frammenta in numerosi regìmi temporalmente differenziati e mina alla radice la stessa unitarietà del sistema, che dovrebbe rinvenire nel Codice di settore il proprio punto centrale di riferimento.

D’altra parte il decreto in questione contiene un gran numero di disposizioni di estremo interesse – e talvolta decisamente innovative – che rivelano una ricerca incessante di maggiore funzionalità del sistema.

Se, per un verso, non può che accogliersi con favore il tentativo – talvolta disordinato ma evidentemente ispirato da finalità condivisibili – di agevolare il ruolo di vero e proprio volano dell’economia da sempre rivestito dal settore degli appalti, per altro verso non può che notarsi che il ‘Decreto semplificazioni’ conferma l’impostazione frammentaria che aveva già caratterizzato il c.d. ‘Decreto sblocca-cantieri’ del 2019 e ne amplifica ulteriormente gli effetti centrifughi per il sistema.

All’esito della novella normativa del 2020, infatti, non solo il sistema di regolazione subprimaria resta ancora privo del fondamentale apporto del (molto atteso ma mai emanato) Regolamento unico, ma anche la disciplina primaria della materia risulta ormai caratterizzata dall’evidente perdita di centralità del Codice di settore e dall’emergere di un numero crescente di disposizioni derogatorie e ad tempus (le quali, evidentemente, incrementano a dismisura la frammentarietà del sistema nel suo complesso).

Dopo un triennio (2016-2019) durante il quale la disciplina di settore aveva conosciuto di fatto un solo intervento davvero rilevante di modifica[1] – rimanendo per il resto sostanzialmente invariato – il Decreto n. 76 del 2020 introduce nel settore un nuovo e caleidoscopico ventaglio di novità. A breve, inoltre, il settore sarà interessato da un ulteriore (quanto largamente atteso) shock di sistema connesso all’emanazione del nuovo Regolamento unico.

E’ auspicabile però che, a questo punto della parabola operativa del ‘Codice’ del 2016 (giunto ormai a circa la metà della sua vita operativa utile), il Legislatore conceda agli operatori del settore una sorta di moratoria normativa di durata almeno biennale, in tal modo consentendo agli operatori di familiarizzare con i nuovi istituti e permettendo altresì alla dottrina e alla giurisprudenza di svolgere il proprio lavorio interpretativo su un corpus complessivamente consolidato.

In caso contrario, il rischio – fin troppo concreto – è che si pervenga al termine di tale parabola (e al varo ormai imminente del nuovo ‘pacchetto normativo’ UE) senza che il sistema nazionale in materia di appalti e concessioni sia stato in grado di assicurare alle amministrazioni e alle imprese adeguati livelli di equilibrio e di certezza delle regole.


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